Intervista a Maria Grazia Lupetti
pubblicata su “3mila antologie per un anno” – Occhi di Argo
- Quando e come è sbocciata, in te, la passione per la scrittura?
-Ai tempi delle superiori già scrivevo poesie, poi per molti anni non ho più scritto perché la mente era presa da altri problemi, sia familiari che lavorativi: sono insegnante elementare, la scuola prende sempre più il mio tempo. Comunque ho sempre amato la poesia tanto da proporla ai miei alunni sin da piccoli. Ho notato che faceva emergere parti del sé più “intime”, che non sarebbero emerse altrimenti e ciò mi è servito anche per conoscerli di più. Una collega, poetessa, mi ha spinto a partecipare a concorsi e da allora i bimbi e io, che nel frattempo avevo ricominciato a scrivere, abbiamo ottenuto numerosi premi.
- Ha scritto Pasolini: “Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.” Qual è il tuo rapporto con il tempo?
-Pessimo, in quanto sono sempre di corsa e tempo proprio non ne ho; però ho ricominciato a scrivere poesie da quando ho risolto un pesante problema familiare e la mia mente è stata più libera. Ci vuole tanto tempo e calma per guardarsi intorno e vedere le cose con occhi diversi.
- La tua bella poesia “Io, non io”, esordisce con i versi “Indosserò una maschera / sopra il mio viso, / e sarò la persona / che il mondo vuol conoscere.” La scrittura ti aiuta a prendere consapevolezza del nostro (inevitabile?) indossar maschere, in società?
-Diciamo che nello scrivere la maschera del mio ruolo quotidiano sparisce e ritorno la persona che sono, con i miei sentimenti veri.
- Nel tuo accostarti alla poesia di altri autori, quali sono i parametri che ti colpiscono di più? Il linguaggio usato, i temi o cos’altro? E quali sono gli autori, noti o no, che preferisci?
-Mi piacciono le poesie con linguaggi semplici, non incomprensibili o con termini ricercati. Adoro Neruda e tutti coloro che presentano “quadri” fatti con parole anziché colori, che è quello che cerco di fare anch’io .
- In base alle tue esperienze, che ruolo occupa, oggi, la poesia, nel panorama culturale italiano?
-Pensavo che fosse un po’ dimenticata ma da quando mi sono interessata ai concorsi e ho girato qualche sito ho visto che molte persone ancora amano la poesia e scrivono, ma non sempre hanno molta pubblicità. La poesia non fa audience, c’è troppo interesse per i soli beni materiali.
pubblicata su “3mila antologie per un anno” – Occhi di Argo
- Quando e come è sbocciata, in te, la passione per la scrittura?
-Ai tempi delle superiori già scrivevo poesie, poi per molti anni non ho più scritto perché la mente era presa da altri problemi, sia familiari che lavorativi: sono insegnante elementare, la scuola prende sempre più il mio tempo. Comunque ho sempre amato la poesia tanto da proporla ai miei alunni sin da piccoli. Ho notato che faceva emergere parti del sé più “intime”, che non sarebbero emerse altrimenti e ciò mi è servito anche per conoscerli di più. Una collega, poetessa, mi ha spinto a partecipare a concorsi e da allora i bimbi e io, che nel frattempo avevo ricominciato a scrivere, abbiamo ottenuto numerosi premi.
- Ha scritto Pasolini: “Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.” Qual è il tuo rapporto con il tempo?
-Pessimo, in quanto sono sempre di corsa e tempo proprio non ne ho; però ho ricominciato a scrivere poesie da quando ho risolto un pesante problema familiare e la mia mente è stata più libera. Ci vuole tanto tempo e calma per guardarsi intorno e vedere le cose con occhi diversi.
- La tua bella poesia “Io, non io”, esordisce con i versi “Indosserò una maschera / sopra il mio viso, / e sarò la persona / che il mondo vuol conoscere.” La scrittura ti aiuta a prendere consapevolezza del nostro (inevitabile?) indossar maschere, in società?
-Diciamo che nello scrivere la maschera del mio ruolo quotidiano sparisce e ritorno la persona che sono, con i miei sentimenti veri.
- Nel tuo accostarti alla poesia di altri autori, quali sono i parametri che ti colpiscono di più? Il linguaggio usato, i temi o cos’altro? E quali sono gli autori, noti o no, che preferisci?
-Mi piacciono le poesie con linguaggi semplici, non incomprensibili o con termini ricercati. Adoro Neruda e tutti coloro che presentano “quadri” fatti con parole anziché colori, che è quello che cerco di fare anch’io .
- In base alle tue esperienze, che ruolo occupa, oggi, la poesia, nel panorama culturale italiano?
-Pensavo che fosse un po’ dimenticata ma da quando mi sono interessata ai concorsi e ho girato qualche sito ho visto che molte persone ancora amano la poesia e scrivono, ma non sempre hanno molta pubblicità. La poesia non fa audience, c’è troppo interesse per i soli beni materiali.